sabato 17 ottobre 2009

Papello: le richieste ''accolte'' negli anni

di Anna Petrozzi e Pietro Orsatti

Ecce “papello”. Si ipotizza che molte delle pretese della Cupola siano state progressivamente accolte. Punto per punto, le richieste e i “cedimenti”. Intoccata la sentenza del Maxi, ma sotto processo era la vecchia commissione. Sono dodici i punti del “papello”, contenente le richieste di Cosa nostra allo Stato per interrompere la stagione delle stragi.


Da tempo si ipotizza anche che alcuni dei punti siano stati perfino accolti, che un livello di incontro sia stato trovato, non tanto con Riina, quanto con Provenzano, più ragionevole e soprattutto meno propenso a proseguire con una stagione di sangue. Il documento, di cui finora non è stato consegnato l’originale per eventuali perizie, è ora nelle mani dei pm di Palermo. L’originale, a quanto si ipotizza, sarebbe all’interno di una cassetta di sicurezza in un istituto di credito estero.
E allora andiamo a vederli questi punti, uno a uno.

Punto uno: la revisione del maxi processo. Richiesta figlia dei tempi. Infatti al maxi processo erano stati condannati soprattutto gli esponenti della “vecchia” mafia. Forse oggi i mafiosi dovrebbero chiedere la revisione del processo Gotha.

Punto due: abolizione del 41 bis, il regime speciale per i mafiosi. Da tempo si sta valutando una riforma dell’istituto, ma intanto la messa in opera della norma fa acqua da tutte le parti. Innumerevoli i casi di boss che sottoposti al regime di carcere duro comunicano tra loro e con l’esterno. Alla fine del 2008 i Madonia, stragisti condannati all’ergastolo, gestivano il mandamento di Resuttana impartendo ordini attraverso i familiari liberi, mentre all’interno della Casa circondariale di Tolmezzo il mammasantissima della ‘ndrangheta Giuseppe Piromalli sfruttava l’ora di socialità per riunirsi e discutere di affari e strategie comuni con capimafia della portata di Antonino Cinà.

Punto tre: abolizione della Rognoni-La Torre sulla confisca dei beni. La norma è tuttora in vigore, ma non è stata aggiornata e la questione della confisca, e della verifica successiva che non ritornino sotto il controllo dei boss, rimane molto spinosa. Basti pensare che il 36% dei beni confiscati alla criminalità organizzata è sotto l’ipoteca delle banche e il 30% è occupato dagli stessi mafiosi.

Punto quattro: riforma della legge sui pentiti. Attraverso vari provvedimenti e sentenze lo status di collaboratore è profondamente mutato, ma è mutata soprattutto la tutela dell’altra figura testimoniale, quella dei testimoni di giustizia, che nel tempo è stata svuotata creando di fatto una serie di casi singoli e di contenziosi con il ministero dell’Interno sulla questione della protezione

Punto cinque: legge sulla dissociazione mafiosa. Simile a quella prevista per il terrorismo, la richiesta era l’attenuazione della pena davanti a una “dichiarazione” di dissociazione. Con l’introduzione della figura del “dichiarante” di fatto si è cercato un punto anche su questo argomento.

Punto sei: scarcerazione per i detenuti 70enni. Anche per i detenuti sottoposti al 41 bis sono numerosi i casi di allentamento. Tredici padrini appartenenti a cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra sono stati liberati dal carcere duro tra il 2008 e 2009, che vanno ad aggiungersi ai 37 già passati al regime di carcere normale nell’anno precedente. Tra questi Gioacchino Calabrò, Salvatore Benigno o Giuseppe Barranca, tutti stragisti, tutti protagonisti della terribile stagione di sangue degli anni ’92 e ’93. Mentre non è da sottovalutare il caso, seppur diverso, di Bruno Contrada.

Punto sette: chiusura delle supercarceri. Che nel caso di Pianosa e dell’Asinara è avvenuto.

Punto otto: trasferimento dei boss nelle carceri vicine a casa. Come nel caso del 41 bis è competenza dei giudici di sorveglianza. Vi sono stati casi di avvicinamento, ma soprattutto allentamenti nella stretta delle visite dei parenti. In alcuni casi, tipo quello delle visite della figlia del boss Leonardo Vitale in carcere, i colloqui venivano utilizzati per la gestione degli “affari” del clan.

Punto nove: abolizione della censura carceraria della posta. Quando oggi boss mafiosi al 41 bis inviano e pubblicano lettere sui giornali la richiesta fa sorridere.

Punto dieci: allentamento controlli rapporti con i familiari. Come per il punto otto, la questione si è rivelata un colabrodo.

Punto undici: arresto per mafia solo in flagranza. Ovviamente non è stata formalmente accolta, ma solo andando a guardare le operazioni degli ultimi mesi, ad esempio la Perseo del dicembre 2008, si nota come in gran parte siano scattate attenuanti e scarcerazioni velocissime per i mafiosi indagati.

Punto dodici: defiscalizzazione della benzina in Sicilia. Sembra una presa in giro, in realtà era un’idea di Riina per riacquisire il “consenso” perso dopo la strage di Capaci

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