sabato 17 ottobre 2009

Segreti bancari, scudo fiscale. Girone infernale

di Roberta Lemma

Tutte le piu grandi inchieste, misteri e scandali italiani avevano e hanno come protagoniste le banche.
” Partivano assegni e tornava denaro contante. Tanto denaro: un miliardo e duecento milioni in banconote da 500 euro, soltanto tra il 2004 e il 2008. Un fiume di soldi con arrivo e traguardo sulla vetta del Monte Titano, in quel paradiso off shore autoctono che risponde al nome di San Marino. Un viaggio attraverso le linee d’ombra del sistema finanziario che ha consentito di ripulire denaro di dubbia provenienza. ”
Insomma, il principale istituto bancario di uno dei Paesi più criticati per le norme sulla trasparenza e sulla collaborazione contro il riciclaggio si forniva di denaro sonante per i suoi clienti dalla stessa Banca d’Italia, grazie alla schermatura fornita dal Monte dei Paschi. Cosa ne faceva poi la Cassa di quel denaro? Secondo le ipotesi investigative o lo restituiva pulito agli imprenditori oppure elargiva finanziamenti garantiti dal contante.
Quanti magistrati, giudici, bancari e politici son morti a causa di queste indagini? Tantissimi e le banche continuano a tracciare indisturbati le loro geometrie.
Per caso il segreto bancario esiste ancora? Si domandano negli ambienti. Assolutamente si e unito allo scudo fiscale appena legiferato il boomerang sarà e avrà effetti devastanti sulla già danneggiata situazione economica italiana. Ma solo per gli italiani civili e non per le grandi multinazionali o mega imprenditori abituè dei salotti super borghesi ed esclusivi.
Novembre 2007.
A parlare il Gran Maestro del Goi della repubblica del Titano ( San Marino ).
«Sono venuti qua per nascondere i loro soldi». Parla di un gruppo di potere finito sotto indagini e che gestivano un flusso di soldi che attraversa l’Italia partendo dalla Calabria arrivando all’Emilia Romagna. La Calabria, lo sappiamo, è la regione privilegiata dai fondi UE e sappiamo essere la UE un ulteriore organo a disposizione del cerchio concentrico e della comunità d’affari impunita e impettita . E’ l’asse della massoneria legata agli affari. Ma San Marino e i massoni Sammarinesi non ci stanno. Italo Canali, Gran Maestro ufficiale della Loggia Serenissima di San Marino, collegata con il Grande Oriente Italiano , affiliata alla casa madre americana del rito scozzese antico ed accettato dichiara: « Noi non c’entriamo con le porcherie che emergono dalle inchieste, perché siamo un gruppo di professionisti perbene, animato dalla logica ideale e dalla voglia di portare avanti i valori universali della massoneria. Esiste davvero una Loggia coperta a San Marino, costituita da uomini e donne, napoletani e calabresi. Tutti parlano della Gran Loggia di San Marino, anzi tutti ne straparlano. Però a noi nessuno ci invita in televisione e nessun magistrato ci ha mai ascoltati in tribunale. Non è strano?». Certo che lo è strano, se fossero invitati dai media e si divulgassero fonti e notizie l’Italia tremerebbe nelle sue fondamenta, nei suoi vertici politici!
Il comitato d’ affari e la Loggia di San Marino prendono corpo unaa mattina quando il pubblico ministero Luigi De Magistris interroga in una località segreta Caterina Merante, titolare di una delle tante società costituite da Antonino Saladino, che secondo l’ accusa riusciva ad ottenere finanziamenti milionari dall’ Unione Europea, statali e regionali. Un interrogatorio lunghissimo e pieno di tensione. Alla fine, Caterina Merante decide di vuotare il sacco e parla della «Loggia di San Marino» e del «comitato d’ affari» che gestirebbe i milioni di euro che sarebbero finiti in una miriade di società create da Saladino. E’ in quell’ occasione che, per la prima volta, viene fuori anche il nome di Romano Prodi, chiamato in causa perché «molto vicino» a Pietro Macrì, imprenditore calabrese, dirigente di una grande società di informatica e che per anni aveva lavorato anche a Bologna. «Ho conosciuto Antonio Saladino nel 1996, quando oggi come allora rappresentava il vertice della Compagnia delle Opere nel Sud Italia. E’ con la nascita di Obiettivo Lavoro e con il ruolo del Saladino che quest’ ultimo, utilizzando la Compagnia delle Opere, comincia a divenire una vera e propria potenza, non solo economica, ma anche politico-istituzionale, tenuto conto dei rapporti che si cominciano ad intensificare all’ interno della pubblica amministrazione e delle istituzioni stesse». La teste ha poi sostenuto che il potere di Saladino «si rafforzava, notevolmente, attraverso le modalità con cui venivano assunte le persone: invitava i politici e i rappresentanti delle varie istituzioni a segnalare persone da assumere. Il tutto in modo tale da creare una rete di potere e protezione. Continuando a svelare i retroscena che stavano dietro i finanziamenti pubblici ed europei Caterina Merante racconta che un ruolo centrale l’ aveva Pietro Macrì. E quando il pm le chiede quale era «l’ area politica di riferimento di Macrì», la teste risponde: «L’ area dell’ onorevole Romano Prodi». E quando il pm le chiede perché Saladino riteneva Macrì «persona influente», la donna risponde: «perché facente parte di quello che Saladino definiva “il comitato di affari di San Marino”». Tuttavia questo articolo non è giusto, poiché lo scrivente ha omesso di specificare la complicità di tutta la classe politica, destra e sinistra, collusa e immischiata per vie traverse in questa brutta storia ma, al tempo, Prodi doveva cadere.
L’altro giorno, ottobre 2009 in una pubblicità del ticinese Centro Studi Bancari Villa Negroni l’associazione bancaria della Svizzera italiana lancia su diversi quotidiani, tra cui Il Sole 24 Ore la seguente nota:
«Il segreto bancario – si legge nella pubblicità – ha l’obiettivo di proteggere la sfera privata dei clienti delle banche da interventi ingiustificati da parte di terzi; una serie di norme vieta infatti di principio la comunicazione illegittima dei dati bancari dei clienti, tutelando fermamente la riservatezza». Il segreto bancario svizzero è vivo e vegeto e i recenti avvenimenti a livello internazionale «non ne hanno modificato le caratteristiche nella sostanza».
La nostra agenzia delle Entrate ha recentemente escluso la Svizzera, così come San Marino, dalla lista dei Paesi extracomunitari dove è possibile regolarizzare i patrimoni senza rimpatriarli. I dati resi noti dall’agenzia mostrano poi che gran parte dei contribuenti italiani che nasconde soldi al Fisco, lo fa depositandoli in conti off schore svizzeri.
Naturalmente tali istituti sono preoccupati di perdere certi importanti clienti e per questo la campagna pubblicitaria dove si spiega che i ” loro segreti ” sono e resteranno al sicuro.
La nostra Agenzia delle Entrate conoscerebbe stime e depositi dei correntisti italiani nei forzieri delle banche elvetiche: circa 125 miliardi. Così il segreto in parte è stato sconfessato, le informazioni sui correntisti dei paradisi fiscali non sono più “off limits” come un tempo.
In questi ultimi anni sono stati diversi i casi di informazioni segrete trapelate oltre confine. Addirittura c’è una ista, Vaduz: un dvd con i nomi di 1.400 evasori fiscali titolari di un conto in Liechtenstein acquistato dai servizi segreti tedeschi a inizio 2008.
Molto clamore poi ha avuto la controversia tra il Governo americano e Ubs. La banca accusata dal fisco americano di aver favorito frodi ed evasioni fiscali, ha accettato infatti di rivelare all’amministrazione Usa i nomi di circa 5000 correntisti sospettati di evasione fiscale. C’è infine la lista rinvenuta dalla Guardia di Finanza nei documenti dell’avvocato ticinese Fabrizio Pessina. Un elenco in cui figurano più di 500 soggetti sospettati di evasione, tuttora all’esame del Fisco italiano.
I sammarinesi infastiditi da questa lotta all’evasione fiscale sbottano: «Fonti della Guardia di Finanza hanno stimato l’esatto ammontare delle somme giacenti su conti esteri: 125 miliardi sono in Svizzera, 86 miliardi sono in Lussemburgo, soltanto due sono a San Marino. Detto in percentuale, se queste cifre fossero reali si tratterebbe dello 0,72% del totale. E per lo 0,72% del totale avete criminalizzato uno Stato, e di fatto violato la sua sovranità? Uno scempio giuridico. Il nero a San Marino c’è, è vero. Ma quello che c’è qui da noi è nero in movimento. Entra ed esce dai confini. È vivo. Va ad alimentare l’economia e del sistema locale. Viene reinvestito. È denaro che viene usato, speso: soprattutto in tempi di stretta creditizia. Quello della Svizzera, del Liechtenstein, del Lussemburgo? È denaro ibernato. Bloccato. Non serve all’Italia. Non serve a niente e a nessuno. Tranne alle banche locali che ci accumulano commissioni e a coloro che lo sottraggono per andarselo a contemplare nelle feste comandate. In più, lo ripeto, è lo 0,72% del totale».
Mentre le banche italiane sono disponibili a ripagare alla clientela che decide di ‘’scudare” i costi sostenuti per il rimpatrio. Quel famoso 5% se lo caricano loro. Come? Vincolando i fondi in arrivo su conti a remunerazione tale che in tempi medio lunghi vadano a elidere i costi sostenuti per lo scudo. Quindi, le banche di San Marino cercano di convincere i loro ” clienti ” ad andare per un certo periodo in Svizzera, le inchieste come Whynot giaciono sepolte in chissà quale archivio, le banche indagate non vengono chiuse e l’evasione fiscale resta protetta e pubblicizzata come i pannolini della Pampers. Come se non bastasse Banca Etruria e la storia ci dice che tale banca è di sicura matrice massonica, più volte indagata, si dice pronta ad aiutare i suoi clienti a proposito dello scudo fiscale entrato in vigore: “Rispetto agli scudi precedenti, Banca Etruria dispone della presenza nel Gruppo bancario di due interessanti realtà come Banca Federico del Vecchio, istituto storico con otto sportelli a Firenze, e Banca Popolare Lecchese, con quattro filiali in Brianza” ha dichiarato Federico Baiocchi, Direttore Area Mercato di Banca Etruria. “Porremo particolare attenzione alla consulenza personalizzata e alla costruzione di un portafoglio pensato su misura. Metteremo infatti a disposizione dei clienti interessati circa cinquanta professionisti tra Gestori di Relazione Private, Specialist Investimenti e Referenti di Zona, appositamente formati sulla normativa e sulle opportunità commerciali e d’investimento, collegate allo scudo fiscale, oltre al Personale dei nostri 197 sportelli.”

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